Fusun

Alessandro Masi

Un'antica fiaba indiana narra della presenza degli angeli tra gli uomini e della loro vita accanto alla nostra, del loro apparire nella notte e scomparire nel giorno. Angeli, dunque, presenze invisibili ed impercettibili, ma vere. Annunciatori del verbo, profeti della parola che si fa forma, esseri leggeri e ultrasensibili come quelli che compaiono nella pittura di Fϋsun Akbaygil, involandosi nelle sue tele, su quei paesaggi fatti di cieli e di terre di un altro mondo, di acque e di luci misteriose.

Dunque, angeli come tramite di un messaggio che la pittura annuncia al mondo come miracolo o come scandalo di esistenza, attori di una scena prossima che nella pittura di Fϋsun diviene architraccia del tipo, ossia archetipo figurale di un immaginario lontano e profondo che solo la sua cultura può prefigurare. Simboli dell'altra scena, maschere e figure dell'umano teatro dello spirito sommerso nella storia d' oriente.

Incantesimi, profili e personaggi del popolo della fantasia nutrono, infatti, questa pittura, che affascina e reclama il diritto all'esistere come realtà e come fiaba. E le fiabe, è noto, sono cose da prendere con molta cautela e con l'esatta misura della completezza della nostra coscienza nei riguardi del mondo. Quella coscienza che, ahimè, solo ai fanciulli rimane.

E Fϋsun è rimasta, grazie al cielo, una fanciulla con la quale si può viaggiare nella fantastica stanza dei colori come una wunderkammer sbalorditiva, qui la sostanza della scienza e della meccanica dei corpi cede a quella della ragione poetica, non meno degna e complessa della prima.

Da credergli a questa pittura che riconosce l'esistenza degli angeli, che sa di sacro, di miracolo transunstatativo. Come quello dei bambini che aspettano la carta farsi aquiloni e volare nel cielo. E di questo volo noi, oggi, sbalorditi, partecipiamo guardando le tele di Fiisun e ringraziandola.


An ancient Indian tale tells of the presence of angels among men and their lives next to us, their appear in the night and disappear in the day. Angels, therefore, as invisible and imperceptible presences, but true. Proclaimers and prophets of the word which becomes shape, light and contextual beings, as those that appear in the painting of Fϋsun Akbaygil, wrapped up in her canvases on those landscapes made of heaven and lands of another world, water and mysterious lights.

Therefore, angels as a message that the painting announces to the world, as miracle or as scandal of existence, actors in a coming scene that in the painting of Fϋsun becomes “architrace” of type, figural archetype of an imaginary and deep far away, that only her culture may foreshadow. Symbols of the other scene, masks and figures of human theatre of the spirit submerged in the oriental history.

Spells, profiles and personalities of the fantasy people feed, in fact, this painting, which fascinates and demands the right to exist as reality as well as fairy tale. The fairy tales, it is known, are things to take with caution and with the exact measure of the completeness of our conscience in respect of the world. The conscience that, alas, only in the children remains.

Fϋsun remained, thank God, a girl with whom you can travel in the fantastic room of colours as a stunning wunderkammer; here the substance of the science and the mechanics of the bodies yields to the poetic reason, not less worthy and complex than the first one.

We have to trust this painting that acknowledges the existence of angels, that tastes of sacred and trans substantial miracle. Like the children who are waiting for the paper to become kite and fly in the sky. In front of this flight we, today, remain amazed and we thank Fusun participating and looking at her paintings.