Adel El Siwi
IL FASCINO DELLE FIGURE ARCAICHE. Le antiche figure mantengono un fascino speciale, immerse nella storia con forza e in silenzio, muovendosi in un tempo da noi lontano. Eppure non riescono a darci la misura di quanto siano misteriose le parole. La loro inquietante presenza nel nostro tempo è costantemente capace di eccitarci. Le arti antiche trasmettono tradizioni di comunità umane che vennero e rimasero sconcertate di fronte alla vita e alla morte per poi ripartire via. Perché il presente continua ad impegnarsi al ricatturare questo passato sino alla perplessità. E’ il suo perduto profumo che ci attrae? Quelle figure mantengono in se stesse un più profondo senso dell’esistenza? E’ la forte e persistente presenza di queste antiche figure nella pittura di Fusun che rappresenta il carattere principale dei suoi lavori, un carattere che non viene meno neppure nei processi che tendono a catturare il tempo presente.
SEMPLICITA’ DELLE IMMAGINI E DUREZZA DELLA PERFORMANCE. Siano di fronte ad una pittura che dialoga con noi non sulla base della creatività o della capacità di rappresentazione ma attraverso le intenzioni ed i contenuti. Ciò che qui ci attrae è la non proclamata esistenza che sta dietro l’immagine di una tomba o di un totem, dietro il mistero dei segni e nell’ambito di un innaturale silenzio che accompagna il viaggio dell’anima alla ricerca del corpo. Con grande audacia Fusun immerge le sue figure nello spazio del dipinto sottolineando al tempo stesso la propria impresa. Si affida ad una certa asprezza nella costruzione della struttura, nella selezione dei colori e del metodo di porli l’uno accanto all’altro. Tutto questo per farci scoprire che il potere dell’attrazione visiva risiede nell’onestà delle emozioni che consentono a noi di andare oltre la seduzione visiva e fermarci a contemplare questi simboli arcaici tuffandoli nello spazio come se fossero rimossi a forza dal loro contesto storico. Siamo di fronte ad uno status di nostalgia. Eppure non manca una sensazione del presente. Qui la pittura non appare tanto interessata a far cadere il nostro occhio nella trappola dell’infatuazione visiva, ma piuttosto mira essenzialmente a darci la responsabilità di un effetto più diretto.
SIMBOLI STANDARD. Il corpo dell’animale è spesso presente in gran parte di questi lavori. Quella che più frequentemente appare è l’immagine della testa dell’ariete. La sua presenza va vista non come un totem di un animale divenuto una sorta di dio per i pastori oppure un mediatore sacro di religioni passate, ma è qui come portatore di significati consolidati che richiamano nel proprio essere il dualismo fra vita e morte. Anche in ciò risiede il segreto dell’infatuazione dei simboli. Rivolgendoci all’artista possiamo dire che sarebbe bello anche per noi liberarci qualche volta dal potere del significato, del voler dire, per poter ammirare la presenza esteriore dei segni e scoprire la loro capacità di espressione visuale affinché ci si muova verso un maggior grado di libertà sulla superfice bianca che è sempre superiore in virtù delle potenzialità che le appartengono in chiave di idee realizzate. Senza che ciò sembri in contraddizione con l’onestà della performance e col calore delle emozioni.
Adel El Siwi