Fusun

Meliha Husedzinovic

L'ampiezza entro la quale spazia la produzione di un artista emerge chiaramente nei lavori di Fϋsun Akbaygil. Laureatasi all'Accademia delle Belle Arti di Vienna nel 1974 (Dipartimento Scenografia) e conseguito il Master in Set Design alla facoltà delle Belle Arti di Izmir, dove ha poi insegnato per alcuni anni, ha approfondito anche le tecniche dell'affresco, del restauro e della pittura su ceramica. Questa formazione le ha consentito di partecipare attivamente a numerosi progetti di archeologia e restauro. A partire dal 1984 Fusun si è dedicata completamente alla pittura.

Per meglio capire la sua pittura è necessario soffermarsi sul contesto nel quale essa ha preso forma, poiché alcune delle sue scelte espressive indicano un certo stile nomade, che potrebbe, ma non è detto, essere connesso al quel nomadismo post-moderno caratteristico della fine del 20^ e dell’inizio del 21^ secolo. In realtà il suo nomadismo è più strettamente legato ad una costante scoperta di mondi diversi e diverse culture, certamente influenzata dall’aver vissuto a lungo in paesi così diversi quali India, Egitto, Azerbaijan, ecc. . In altri termini tutto nei suoi dipinti parla dei suoi legami con paesi e spazi dove ha lavorato. Alcuni di questi spazi rappresentarono una forte fonte di ispirazione (come ad esempio il suo studio a Baku), mentre in altre situazioni la mancanza di spazio o la conseguente mancanza di ispirazione possono aver condotto ad una crisi creativa. Fusun ha cercato di risolvere queste crisi approfondendo e perfezionando la sua capacità espressiva con altri strumenti. Uno di questi è stata la creazione di figure del Teatro delle Ombre, nella scia della tradizione del teatro delle ombre turco Karagoz, che Fusun ha avuto modo di presentare a Sarajevo con straordinari lavori. Questi lavori derivano certamente dalle sue conoscenze in materia di set design, conoscenze che tuttavia non possono ravvisarsi nei suoi quadri. Se si considera la sua formazione ci si aspetterebbe infatti di trovare nella sua pittura l’illusione di spazi tridimensionali. In realtà l’influenza della scenografia sembra marginale, limitandosi a fornire uno spazio dove prevalgono il segno piano ed il colore, che definiscono un oggetto specifico, dove i dipinti sembrano possedere proprietà non mimetiche ed i colori tendono ad affermarsi in modo autonomo. In sintesi siamo di fronte ad una pittura caratterizzata da una costante lotta fra realtà ed astrazione. Le connessioni sono il risultato di questa lotta, quasi una cristallizzazione di ciò che è stato visto, esperimentato ed internamente vissuto. La memoria e la mitologia giocano naturalmente un importante ruolo in questo processo, insieme ad elementi etnografici e conseguentemente simbolici.

E’ precisamente il piano simbolico della pittura, più o meno intensamente caratterizzata da un’accumulazione di simboli, che tiene insieme dipinti così diversi per tema e stile. Il simbolo o il segno che sembra emergere più spesso è l’anello o il cerchio. Riconosciamo nelle forme a spirali delle corna degli arieti in quei quadri dove spesso è protagonista questo animale, i simboli della terra, della fertilità, del sacrificio, ecc… Una sensazione che si ritrova anche nei dipinti dove il motivo principale è il paesaggio, molto spesso descritto con strutture architettoniche la cui trasformazione risiede nel passaggio da forme quadrate a forme circolari, dal cerchio alla cupola, quasi a simbolizzare l’imperfezione e la perfezione. Allo stesso tempo per Fusun costruzioni con finestre e cupole rappresentano intimi segni della tradizione a cui sente di appartenere. Le figure umane appaiono nella loro attività in varie forme. In alcuni dipinti gli esseri umani si mostrano nella loro individualità, in altri la loro identità sembra essere stata strappata via . Talvolta le figure tendono a trasformarsi in ombre , difficilmente distinguibili dal fondo del quadro, fantasmi senza forma né contenuto. E’ precisamente in questi dipinti – di solito realizzati con un solo colore o con variazioni minime di tonalità – che dominano le forme circolari di volti senza identità e corpi senza contenuto. Essi lasciano un’impressione di masse anonime di gente che cammina fianco a fianco. Da un punto di vista sociologico si trasformano in simboli di individui che sempre più si dileguano nella massa. In questi dipinti Fusun si immerge nella dimensione delle relazioni umane, dandoci l’impressione che solo un momento venga dedicato al processo di creazione del dipinto, mentre tale processo in realtà è preceduto da una profonda riflessione sul possibile significato del dipinto stesso. Fra questi dipinti quasi monocromatici nei quali i gesti vagano alla ricerca di una forma circolare, ve ne sono alcuni che ricordano strutture molecolari.

Come abbiamo visto il cerchio è spesso simbolo di esistenza, completezza e assenza di divisioni. Esso unisce gli opposti e tenta di superare disordine e divisione. E’ anche un simbolo del tempo e della protezione. Quando prende la forma di una sfera si presenta come un simbolo Platonico dell’anima. Se frammentato tende a rappresentare una forte ricerca del centro. Questo simbolo è senza dubbio uno psicogramma, che ci permette di avvicinarci all’intimo mondo dell’artista, alle sue paure ai suoi problemi ed anche alle sue momentanee estasi. Sono dipinti pieni di “emozioni che esplodono dall’inconscio” e che nascono da bisogni interni con un linguaggio simbolico. Ci rendiamo conto che siamo di fronte a simboli che possono allo stesso tempo essere o non essere interpretati. Afferma Aniela Jafffe “Il simbolo è un oggetto del mondo conosciuto che definisce qualcosa di apparentemente non familiare; esso è un’espressione familiare della vita ed un sentimento di ciò che non può essere espresso”.

D’altro canto i lavori di Fusun sembrano indicare che la pittura può anche essere uno spazio per la meditazione. In questo caso la dimensione contemplativa sembra prevalere sulle forme simboliche. Sono questi i dipinti dove lo spazio è stato ridotto ad un piano monocromatico, una superficie dove potrebbero svilupparsi, forse, alcuni eventi. Lo intuiamo da una disposizione delle forme che produce allo stesso tempo un effetto di stabilità e di movimento. Questi dipinti somigliano ad un magma indefinito ed amorfo, dove appena si intuiscono oggetti e contenuti. Se vi sono segnali riconoscibili essi non vanno ricercati negli oggetti stessi , ma nel contesto del dipinto e dunque nella capacità di Fusun di concentrarsi sulla organizzazione cromatica e sugli impulsi ritmici: in altre parole un intero sistema di rapporti che costruiscono l’orchestrazione della superficie dipinta.

Attraverso la totalità dei suoi temi e delle sue forme espressive, la pittura di Fusun si identifica con le sue conoscenze. Fusun non cerca un motivo, non sceglie un tema: sono i temi e i motivi che scelgono lei. Talvolta il suo sguardo è ancorato al mondo al di là della finestra, non per dipingere in forma naturalistica ciò che si vede ma per farci sentire che il paesaggio è stato percepito, esperimentato, vissuto e ricostruito. Qualche volta Fusun si sofferma su un evento specifico, un gioco, un rito, un’azione, una faccia, una forma, una figura di animale ben definita. Sono figure che nascono certo da sogni o memorie e da frammenti di tempo, ma anche dall’identità del dipinto stesso. Esse appaiono accidentalmente frammentate, sempre però caratterizzate da un forte ed allusivo potere simbolico: talvolta frutto dello stesso processo del dipingere, talvolta distese e saturate sul piano espressivo con movimenti rapidi simili alla calligrafia, talvolta presentandosi come timide forme che tendono a costruire un ponte fra visione e interpretazione. Fusun ama in particolare forme, superfici e figure che abbiano una dimensione ritmica in uno spazio infinito di espressione e libertà, dove studiare ed elaborare i suoi pensieri creativi. Quando sente che il potenziale di un ciclo è esaurito non esita ad aprire una porta su un nuovo ciclo. Questo apparente caos iconografico indica che il suo perenne vagare attraverso cumuli di forme rivela la nascosta ricchezza dei suoi mondi interni ed esterni, che la sua intensa esperienza di vita le hanno consentito di percepire.